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'udir questa infamia; giacche il mio marmocchio piu piccolo si desto strillando, e sentii nell'altra camera il povero padre voltarsi sotto le coltri e mandar un sospirone affannoso come e usanza dei vecchi disturbati nel loro primo sonno. Come il bimbo fu acquetato, presi pel braccio la Gina e ce ne venimmo insieme qui dal signor curato. Te ne ricordi, Baccio, fosti tu che venisti ad aprire, tutto meravigliato. --Santi del paradiso! sclamo il campanaro, spalancando gli occhi e alzando le braccia; era per questo?!... Se me ne ricordo! ero appena tornato dalla fontana e stavo per andarmene a letto... --E narraste la cosa a Don Luigi, interruppi a mia volta; e che vi consiglio Don Luigi? Beppe si passo un'altra volta la mano sulla fronte. --E che volete che mi consigliasse, mio buon signore? Prima divento pallido, pallido, poi mi disse in tutta confidenza, guardandosi intorno come se avesse paura che i muri e i quadri lo potessero dire, mi disse che il Sindaco era un uomo capace di tutto; che bisognava usar prudenza: che Gina non uscisse mai dopo il cader del sole, che io facessi il possibile per non lasciarla troppo sola... che so io, tante altre cose mi disse. Ma in cielo era scritto cio che era scritto! Tuttavia le parole del signor curato mi avevano alquanto rassicurato, e rifacevo la strada verso casa con animo assai piu leggiero, quando la Gina affretto il passo stringendomi forte il braccio e quasi avvinghiandosi a me, come se avesse veduto il lupo. Fosse stato il lupo, fosse stato l'orso!... non mi avrebbe messo maggior spavento. Spavento, dico? no, rabbia, stupore, ribrezzo; giacche era lui, l'infame uomo, che aveva spiato i nostri passi, che ne aveva certamente indovinato il motivo, e da quel momento, lo giurerei in punto di morte, stabili di affrettare la rovina della povera Gina e la mia. Ci segui, a pochi passi di distanza, fino sull'uscio. Mentre io stavo aprendo adagio adagio per non svegliar la famiglia, ci passo dinanzi, sempre alquanto lontano, e intono zufolando l'aria di una canzone oscena, come per cimentarmi, che so io, per farmi perdere la testa del tutto. Qual notte fu quella! Il sonno che a mia memoria non mi aveva mancato mai, tranne che nell'ultimo mese che precedette le mie nozze (ma quelle erano veglie che non darei ancora adesso per tutto l'oro del mondo) non voleva saperne ad ogni costo di venire a togliermi la febbre che mi ardeva. La povera tosa, che capiva il mio tu
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